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BENI ALIMENTARI E DI PRIMA NECESSITÀ – FASE 2

28 Maggio 2020 admin 0 Comments

Consultando il sito web del Comune di Saronno, nella sezione dedicata all’emergenza Covid-19, troviamo un Avviso ai cittadini e due Comunicati stampa: l’avviso, pubblicato il 15 aprile, informa sulla possibilità di chiedere aiuti alimentari sotto forma di pacchi preconfezionati mentre i comunicati, n. 33 del 17 aprile e n. 35 del 27 aprile, avvisano i cittadini dell’avvio della distribuzione a cura delle tre realtà di volontariato scelte dall’Amministrazione comunale per gestire questa importante attività di aiuto alla cittadinanza, in accordo all’ordinanza n. 658 del 29 marzo 2020 emessa dalla Protezione civile. L’informazione è arrivata ai cittadini saronnesi? Chi ha il diritto di chiedere questo aiuto? Come si procede per la richiesta?

Sia la Delibera della Giunta comunale n. 57 del 7 aprile, con la quale l’Amministrazione ha deciso di erogare gli aiuti sotto forma di pacco alimentare stabilendone il contenuto, e le successive Determinazioni – n. 289 e n. 290 del 28 aprile, per la continuità del sostegno e per l’acquisto di buoni alimentari – non riportano i requisiti che il cittadino deve possedere per chiedere l’aiuto. La mancanza di criteri può diventare un ostacolo per le persone che, trovandosi in una situazione di difficoltà nuova, non hanno gli elementi per valutare se la loro condizione sia “sufficientemente rilevante” per avere il diritto di chiedere e ricevere il sussidio. Il cittadino è lasciato in balia di sé stesso senza un supporto concreto da parte dell’Amministrazione comunale. Immaginiamo che la replica sia “Basta chiedere”… Mettiamoci per una volta nei panni delle persone che hanno perso il lavoro, che hanno dovuto chiudere le loro attività senza la certezza di poterle riaprire, che sono sole o emarginate, che sono deboli e fragili, che si sono ammalate o hanno vissuto la perdita di un caro. Perché metterle ulteriormente in difficoltà?

Superata questa fase, il cittadino è invitato a telefonare ai Servizi Sociali, parlare con un’impiegata che gli chiederà informazioni per inquadrare la sua situazione e, se ci saranno le premesse, gli chiederà di compilare un modulo di richiesta e di allegare diversi documenti che attestino la sua situazione economica. Questa procedura è una novità rispetto a quanto fatto per la prima tranche: il richiedente compila, firma il documento e lo invia, tramite email, ai Servizi Sociali che valuteranno se accogliere la richiesta. Sono ancora sconosciuti i criteri di valutazione. Chi ha il compito di decidere se un cittadino merita di essere aiutato, lo fa sulla base di valutazioni oggettive? Perché questi criteri non vengono comunicati con trasparenza?

La prima tranche di aiuti ha creato malcontenti principalmente per ritardi nella consegna – ricevuti quasi un mese dopo l’emanazione dell’ordinanza della Protezione civile –, per la decisione di imporre un pacco preconfezionato senza lasciare libertà alle persone di scegliere in base alle reali necessità – fattibile con un buono spesa -, per la mancanza di alimenti freschi, per la completa mancanza di informazione sull’accettazione della richiesta. E poi non dimentichiamoci la possibilità di recarsi all’Emporio, gestito dalla Cooperativa Intrecci presso Casa di Marta, e scegliere alimenti scaduti da più di un anno: questo è stato uno scivolone dell’Amministrazione che ha permesso alla cooperativa di svolgere le attività concordate senza rispettare le regole definite.

Ulteriore aspetto è quello che riguarda la durata del pacco alimentare: il cittadino ha il diritto di chiedere un secondo pacco? Dopo quanti giorni? Anche su questo punto nessuna comunicazione da parte di chi ci amministra. E poi, tutte le persone in difficoltà sono state aiutate? Tutti i pacchi, preparati con i 60 mila euro stanziati, sono stati consegnati o è disponibile una scorta?

Spulciando l’Albo pretorio siamo venuti a conoscenza che il dirigente dei Servizi Sociali ha predisposto due determinazioni che danno il via a una presunta seconda tranche di aiuti: viene confermato il pacco contenente gli stessi beni della prima tranche e viene aggiunto un buono spesa del valore di 20,00€. Con queste decisioni il Comune impegna 45 mila euro che, sommati ai 60 mila della prima tranche, raggiungono l’importo di 105 mila euro. Ciò significa che in questa seconda fase l’Amministrazione ipotizza che i cittadini bisognosi saranno meno della metà rispetto alla prima fase. Sulla base di quale valutazione? E poi, l’importo restante pari a 103 mila euro quando e come verrà utilizzato? Ci teniamo a ricordare che i quasi 209 mila euro stanziati a Saronno avrebbero dovuto coprire le necessità emergenziali: sono trascorsi quasi due mesi e più del 60% della disponibilità economica risulta al momento inutilizzata. I cittadini di Saronno non hanno bisogno di aiuti? O non sanno che possono chiederli? O non sono messi nelle condizioni, operative e psicologiche, per richiederli?

Come spesso succede con questa Amministrazione, troppo sono le domande senza risposta.